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Ciao e bentornato.
Penso tu conosca già Federico Fellini, uno dei migliori registi, sceneggiatori e fumettisti italiano dei nostri tempi.
Considera che egli stesso si riteneva un artigiano che non aveva niente da dire ma sapeva come farlo. Inoltre i suoi migliori film sono conosciuti in tutto il mondo come grande esempio di maestria e qualità quali 81\2, Amarcord, La dolce vita, La strada e Le notti di Cabiria.
Oltre ad aver vinto oscar come miglior film straniero per alcuni suoi film, nel 1993 vinse l’Oscar alla carriera, il festival di Mosca, la Palma d’oro a Cannes 1960 e il Leone d’oro alla carriera nel 1985.
Insomma pochi premi Fellini.
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La vita di Fellini
Fellini nacque nel 1920 a Rimini e segue studi classici tra il 1930 e il 1938 e nel mentre si distingue nella satira di professori e studenti.
In realtà iniziò come disegnatore e le sue vignette furono pubblicate sulla Domenica del Corriere fino alla fine del 1939. Si trasferì in seguito a Roma con la scusa dell’università ma in realtà si dedicò alla professione giornalistica.
Dopo pochi mesi inizi ad essere pubblicato sul giornale satirico numero uno, il Marc’Aurelio, che gli conferisce notorietà e buoni compensi. Inizia a scrivere perciò gag e copioni collaborando ad alcuni film di Erminio Macario e le battute dal vivo di Aldo Fabrizi.

Che tu ci creda o no approdò anche nella radio collaborando con l’EIAR (ente italiano audizioni radiofoniche) e fu il trampolino di lancio per la sua carriera nello spettacolo.
È qui che hanno vita le scene di Cico e Pallina dove il primo era interpretato da Angelo Zanobi mentre la seconda da Giulietta Masina.
Quest’ultima diventerà sua inseparabile interprete dei suoi film. Nel ’43 dopo aver presentato Fellini ai genitori convolarono a nozze e nel 1945 nacque un figlio, Pier Federico, che purtroppo morì a un mese di vita.
Grazie a Rossellini collabora alle sceneggiature di Roma città aperta e Paisà che assieme a quelle di Vittorio De Sica e Luchino Visconti sono opere d’arte.
Addirittura in Paisà gira qualche scena al posto di Rossellini per la prima volta.
La carriera da regista di Fellini
La sua vera carriera da regista inizia precisamente nel 1950 con Luci del varietà e tratterà un tema che diventerà poi centrale per le sue opere, la decadenza.
Tuttavia il film sopracitato non riscuote il successo commerciale sperato benché la critica ne rimase piacevolmente sorpresa. Per fortuna la sua carriera non terminò e due anni dopo con il film Lo sceicco bianco interpretato da un magistrale Alberto Sordi.
È qui che vediamo l’impiego di una tecnica molto amata dal regista, la rivisitazione delle riprese con l’inserimento di dialoghi e situazioni.
Sia con questa produzione sia con le successive il suo stile viene identificato con il fantarealismo.
Nonostante tutto il lavoro compiuto, l’impegno e l’innegabile capolavoro subisce solo critiche negative e insuccessi.
Gli anni ’50 accettano la sua carriera in modo definitivo con il film I vitelloni, un film incentrato su un gruppo di amici della provincia di Rimini.
Viene talmente accolto che vinse il Leone d’argento raggiungendo fino l’estero come in Francia, Argentina, Inghilterra e Stati Uniti. Potè contare su un budget limitato con il quale però ideò una società fittizia mediante un mix di ricordi e fantasia.
In definitiva il ’54 è l’anno di Fellini nel quale cementa la sua fama con La strada un film che staglia la sua trama sul rapporto tra Gelsomina (Giulietta Masina) e Zampanò (Anthony Quinn).
Vediamo questo rapporto zingaro in giro per l’Italia del dopoguerra. Il protagonista doveva essere interpretato da Sordi, ma in seguito non venne scelto e questo allontanò per un periodo i due.
La prima venne trasmessa a Venezia nel 1954 ed ottenne l’Oscar al miglior film in lingua straniera tre anni dopo.
Sai che la moglie Masina affermò di vedere Fellini in tutti e tre i personaggi da giovane in Gelsomina, Zampanò nelle sue caratteristiche caratteriali e il personaggio del Matto sarebbe la parte ilare del regista?
Torna di nuovo il concetto degli umili ed emarginati in Le Notti di Cabiria coronato anch’esso dall’Oscar.
Ma ecco che arriva la vera rivoluzione estetica del cinema italiano, La dolce vita (1960).

La trama è un avvilupparsi costante di scene erotiche e un continuum di intrecci di decadenza morale contro il benessere economico di quegli anni.
Ci fu tuttavia un piccolo intoppo tra Fellini e il produttore De Laurentiis che se ne andò ma per fortuna il duo Rizzoli Amato pose rimedio alla produzione finendo il film.
Ricorderai sicuramente una delle scene più importanti di quel film e cioè il bagno della Ekberg nella Fontata di Trevi sotto gli occhi di un compiaciuto Mastroianni.
Non di meno sicuramente è l’opera d’arte 81\2, pellicola che gli conferì ancor di più fama e gloria coronato dalla vittoria di un Oscar.
Considerata a livello mondiale una tra le pellicole più belle e grandi della storia del cinema. Il nome 81\2 non era il titolo definitivo ma donatogli in quanto seguente a sei film e tre mezzi film.
Ora è il momento di parlare di un anno interessante riguardante una pellicola in particolare, il 1973. Infatti ricordiamo il film Amarcord, un’altro capolavoro, in quale è facilmente riconducile alla vita di Fellini in toni autobiografici anche se il regista ha sempre sostenuto il contrario.
Nel 1993 vince addirittura l’Oscar onorario alla carriera in onore dei suoi meriti cinematografici e pellicole di spessore.
La fine di Fellini
Purtroppo il ’93 è anche l’anno che segnò la sua salute, fu operato all’aorta addominale ma non risolse il problema. Infatti fu trovato disteso nella sua camera d’albero a Rimini a causa della sua malattia un’altra volta. Ebbe un ictus celebrale.
Fu ricoverato d’urgenza altre volte a causa di altre complicanze o ictus e il 28 Ottobre dello stesso anno si spense il grandissimo regista che aveva servito l’Italia con i suoi capolavori. I funerali di stato furono svolti a Roma nella Basilicata di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri e, purtroppo, cinque mesi dopo morì anche la moglie Masina.
Spero ti sia piaciuto il nostro altro viaggio alla scoperta di una pietra miliare della storia d’Italia. e, non dimentichiamoci, lunga vita a Federico Fellini.
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