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I sensi nascosti nei tessuti
Vengo rapita da quella strana curiosit? di maneggiare e annusare la stoffa di cui sono fatti alcuni vestiti.
Non vi sto a dire quando entro in un negozio di stoffe! Non so riconoscerle ancora tutte, ma guardo gli scaffali come un bimbo guarderebbe una vetrina zeppa di dolciumi !
La stoffa riesce a stimolare in me tutti i sensi, e anche lo spirito, il famoso sesto?senso.
Queste sono le sensazioni che la stoffa mi regala …
Il tatto con le sue consistenze e le superfici, stoffe rigide oppure fluttuanti, stoffe morbide a pelo raso come la ciniglia o soffici come la lana. Incredibile il velluto devor?:?mediante un procedimento a base di bagni alcalini, il tessuto viene divorato in determinate zone, creando un disegno tridimensionale con una doppia consistenza; dove ? stato schiacciata la stoffa ? pi? liscia e fine e nelle altre zone ? pi? consistente e felpata.
Come in questo abito di Marc Jacobs, a pois di velluto che vengono fisicamente fuori dal tulle.
La vista, con le trame dei disegni e le geometrie, oppure stampe applicate sulla stoffa e le tinte unite. E’ incredibile come i disegni sulla stoffa possano ingannare l’occhio! Ovviamente sapete come le linee verticali snelliscano e quelle orizzontali, al contrario, ingrassino. In particolare vado pazza per le linee di cucitura di alcuni tubini, fatte in modo tale che la silhouette sembri pi? snella e slanciata. Non che ne abbia bisogno Kate Moss in questo tubino di Stella McCartney.
L’olfatto, perch? quando varco l’ingresso di un negozio di stoffe entro in un mondo di odori: distinguo ?a colpo di naso ? i sintetici dalle fibre naturali. Non so spiegare quali sono gli odori che colgo, ma non sono folle. C’? qualcun altro che lo fa, come?Palmiro P?aquin. Lui non solo ne ha codificati diversi, ma ha realizzato, sulla base degli odori che si celano nei tessuti,?la linea di profumi?Uermi – pronuncia di wear me (indossami).
Descrive il tweed cos?:
Con il profumo ti ritrovi immediatamente in Scozia, lungo il fiume Tweed. Il fumo delle fabbriche che lavorano la lana, l?acqua, l?umidit? dei legni. Tutto finisce nell?odore di quella stoffa.


?Non ci sono regole per lo stile: ? questione di saper esprimere te stessa e avere attitude?.
Non contenta di appagare i sensi, mi sono chiesta: e i tessuti vintage? Quali sono le differenze con le stoffe attuali? Come erano composti gli abiti delle nostre nonne, e ancora prima? Sono andata a ricercare, andando a ritroso attraverso l’innovazione del tessuto.
La stoffa da abbigliamento vintage era sicuramente in fibra naturale: via libera quindi al cotone, lino e mille altre fibre di natura vegetale, e quelle animali come la seta, lana e altri derivati del pelo. Su ETSY trovi una vasta selezione di tessuti vintage originali.
Le fibre artificiali e sintetiche sono invenzioni dell’uomo che videro la luce intorno agli anni ’30 con la trasformazione di materiali organici oppure con la creazione ex novo in laboratorio di nuovi polimeri. Il poliestere -comunemente detta?lycra– e l’elastam per citarne alcuni, di cui sono zeppi gli abiti di oggi, iniziarono ad essere applicate all’industria dell’abbigliamento solo qualche decennio dopo.
Il nylon invece ebbe subito un grande successo! Prima per la guerra, i paracaduti erano fatti di nylon, e poi per le setole di spazzole e spazzolini. Ma il vero boom a questo nuovo materiale lo hanno dato le donne, che acquistarono le calze non pi? di seta, ma confezionato con moderno nylon che era molto pi? comodo da indossare e pi? accessibile.
Curiosit?: la seta non ? elasticizzata, ed ? proprio per questo che ? stato inventato il reggicalze. Senza, le calze non stavano su!
Prima degli anni ’60/70 l’elasticizzato era praticamente introvabile, con tutti gli inconvenienti del caso in fatto di confezione. I materiali sintetici hanno agevolato l’industria non di poco, nei tempi e costi di realizzazione, nella vestibilit? e nella nascita della produzione di massa. La sarta, ahim?, ? un lavoro artigianale che sta svanendo nel nulla insieme a secoli di sviluppo delle tecniche manuali.
In quanto a fantasia invece le tecniche di stampa su tessuto esistono da sempre; cambiano solo i metodi e i prodotti. (un mega grazie a Sarah Monterossi, con la tua tesi mi hai aperto un mondo)
Dalla planca, la matrice di legno intagliato che si usava come un timbro, alla stampa batik indonesiana, si ? passati dai colori pittorici (si disegnava la stoffa proprio come la tela di un quadro) ai colori tintori a base di erbe e piante.

La stampa tessile moderna, ancora una volta, ? nata di pari passo con i coloranti chimici di
sintesi e l?invenzione della stampa a quadro, un metodo davvero particolare secondo me: il colorante ? impresso nel tessuto proprio come accade in fotografia! La tela viene coperta da una speciale emulsione e poi colpita da un’immagine luminosa con il “disegno” da stampare, e mediante un passaggio in camera oscura viene eliminato tutto il resto.
Genialit? di altri tempi!
Spero che questo viaggio sensoriale e storico sia stato interessante per voi quanto lo ? stato per me! 😉 Alla prossima avventura nel vintage!
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