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Viva soddisfazione intellettuale o appagamento sensoriale, desiderio o aspirazione. Questo ? il piacere! Eppure, ci crea?ancora dell’imbarazzo.
Non scomoderei D’Annunzio e il suo romanzo pi? celebre, e nemmeno il signor Grey protagonista del successone 50 sfumature di grigio.
Il piacere esprime opportunit?, volont?, libert?. La usiamo nelle presentazioni e come formula di cortesia quando stringiamo la mano ad una persona appena conosciuta. E’ il sincero amore, il feeling e l’attrazione; il piacere ? per me il motivo pi? succulento per cui siamo al mondo.
Braccare il piacere e goderne ? un successo.
Ma non per tutti!
Un bisogno tra i pi? importanti per l’essere umano, eppure ancora cos? recondito.
Oggi ognuno di noi ? oggettivamente libero di andarsi ad acchiappare il piacere come meglio crede, ma non tutti lo fanno.
Mossa dalla solita curiosit?, ho fatto un p? di ricerca sul perch? un sentimento tanto onesto quanto pacifico possa ancora scatenare vergogna e inquietudine. Ecco i miei primi risultati.
Ippocrate, secoli prima di Cristo, definiva l’isteria:?un disturbo dovuto allo spostamento dell’utero che pare debilitasse la donna sul piano sia fisico che emozionale.
Fra i sintomi psichici deliri, amnesie, pseudodemenza, allucinazioni e nevrosi nella quale le fantasie dell’inconscio provocano un sentimento di?angoscia.
Questa convinzione si radic? molto nel periodo della stregoneria: i tribunali inquisitori accusavano le vittime di soffrire di isteria e, di conseguenza, di essere pazze. Ho visto un film sul tema, “Hysteria” che parla di come un dottore impiegato nella cura della malattia, invent? il primo vibratore.
Quel mattarello?di Freud -ringraziando il cielo era fissato col sesso- diede una svolta agli studi sull’isteria, spostando la sua origine sul piano psicologico. La nevrosi era dovuta alla repressione dello stimolo sessuale.
Concetto che suona tanto antico, quello della repressione. Eppure ancora oggi moltissime persone – sono pi? le donne, ma non solo- reprimono bisogni, desideri, fantasie. In nome di qualcosa di socialmente pi? accettabile, come la famiglia e il lavoro.
Prima il dovere poi il piacere, ci hanno sempre insegnato questo!
E’ di Freud il?principio di piacere? <<?La psiche si mantiene in equilibrio tra desiderio ed eccitazione grazie al piacere >>? Se questo aumenta, l’eccitazione si attenua. Si resta in una specie di limbo confortevole in cui nulla ci duole, almeno in apparenza, sempre che quest’anfora di cupidigia?non incominci a traboccare!
Per le donne – fino a non troppo tempo fa – la libido era considerata inammissibile: il piacere non apparteneva al gentil sesso ed era loro proibito provarne. I mariti non facevano nulla di pi? che scaricare i propri impulsi e desideri, e la festa finiva l?.
Guai a quella che osava avanzare pretese all’alcova! Basti pensare che alle donne in epoca vittoriana era proibito farsi il bid?, perch? si temeva che l’acqua fresca potesse stimolare scabrosi pensieri carnali!
Fino al 1800 tra le “soluzioni” adottate figurano ipnosi, esorcismo, elettroshock. Persino la chirurgia per asportare utero e ovaie, considerati complici di atti impuri come la masturbazione e l’appetito sessuale.
Il Burlesque?nasce proprio in questo contesto sociale, e gli indumenti che le performer indossano ancora oggi sono la diretta conseguenza del proibizionismo di quell’epoca.
Con i?pasties e le nappine ciondolanti si aggiravano i controlli della polizia, cos? come il?g-string?che allude ad una finta nudit?. I?ventagli (di cui vi ho gi? parlato in questo articolo) con cui le ballerine giocano a scoprirsi e coprirsi, con le?piume che accarezzano il corpo.
Ecco perch? sono una sostenitrice sfrenata del Burlesque e degli effetti che pu? avere nella vita quotidiana di noi donne.
Si, l’ho proprio detto,?il Burlesque ci aiuta a essere donne libere.
Della nostra fisicit?, della nostra sessualit?, del nostro essere pi? profondo. Di provare piacere e di farne provare, di darsi piacere nella sua moltitudine di forme. In fin dei conti la libert? sociale passa anche attraverso la libert??personale!
Quanto piacere ti concedi?? Il piacere ? la sottile differenza tra una persona equilibrata e una frustrata, depressa, insoddisfatta. Pensa a cosa ti piacerebbe fare dopo una giornata di lavoro. Fare un aperitivo con gli amici, mangiare il tuo piatto preferito, o fare una bella nuotata in solitaria?
Durante le lezioni di Burlesque sento spesso racconti di donne sopraffatte da abitudini e doveri, non accorgersi pi? dell’ultima volta in cui si ? fatto qualcosa di appagante per se stessi o per la coppia!
Mio marito non mi guarda pi? come una volta.
Mia moglie non si fa pi? bella come una volta.
Probabilmente, come sempre, la verit? ? nel mezzo. Si sta insieme da anni, si conoscono a menadito pregi e difetti dell’altro, tante le cose da fare! E il piacere?
Il piacere, quello che ci si aspetterebbe e si dovrebbe dare in amore, scende in secondo piano, o terzo quarto quinto … Scende cos? in basso da non riuscire pi? a ricordare che lui amava quando indossavamo quella camicia da notte bianca, e che lei moriva di passione quando lui le massaggiava i piedi.
Piccoli momenti di piacere dovrebbero entrare nella routine della nostra vita, penetrare tra gli appuntamenti in agenda. Per ricordarci di essere vivi!
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