I contenuti di questo articolo
Bici vintage, o per meglio dire bicicletta vintage. Subito mi torna in mente la famosa Graziella, la bici vintage da donna per antonomasia. La Graziella ha segnato un’epoca e ne troviamo su film, spot e pubblicità.
L’evoluzione del mondo della bicicletta vintage è stata relativamente rapida e costante: oggi, specialmente alla luce dei sempre più frequenti cambiamenti di rotta riguardanti i mezzi di locomozione, la bici vintage è legata all’idea di un futuro ecosostenibile.
Il progresso e la ricerca di una sempre più perfezionata funzionalità, non hanno comunque offuscato il fascino della bici cosiddetta “vintage” per cui, accanto ai moderni modelli ipertecnologici, sono sempre più ricercate e quotate le bici vintage che circolavano in epoche passate.

1. La storia della bicicletta vintage in Italia
Nel nostro Paese, la storia della bici comincia da molto lontano, esattamente dal 1490 data in cui è collocato un bozzetto del più grande genio di tutti i tempi, Leonardo da Vinci e che rappresenta esattamente un prototipo di bicicletta. Sorprendentemente (per noi comuni mortali, non certo per il Genio) lo schizzo che rappresenta quella che può essere definita la prima bici della storia, è completo di tutti gli elementi che compongono il veicolo, quindi anche pedali, mozzi e catena.
Ma ci vorranno ancora 300 anni per vedere “fisicamente” una vera bici: nel 1791 il conte de Sivrac costruisce il celerifero, una bici di legno, senza catena nè pedali e persino senza sterzo, che poteva essere mossa solo facendola avanzare con la forza dei piedi, un po’ come camminare seduti, insomma (con in più l’ingombro di trascinare anche il veicolo). Non era molto funzionale, tuttavia le si riconosce il titolo di… madre di tutte le biciclette.
L’evoluzione dell’idea del conte de Sivrac, comunque, fu davvero molto rapida, segno che si intravvide un grosso potenziale in quello strano e apparentemente inutile trabiccolo.
In Italia, la prima bici circolò nel territorio del Monferrato, esattamente ad Alessandria, dove esisteva il birrificio di un illuminato imprenditore, Carlo Michel. In uno dei suoi viaggi a Parigi, visitando l’Expo del 1867, Michel rimase colpito da quella che allora venne definita la “macchina infernale” e la portò con sé. Era una Michaux, prima evoluzione della sua antenata, la draisina e veniva ancora denominata “velocipede”. Negli anni a seguire la sua evoluzione fu sorprendente, venne perfezionata in ogni parte del mondo e si diffuse come vero mezzo di locomozione.

2. La bici vintage come mezzo di trasporto negli anni ’20 e ’30
Già alla fine dell’800 iniziarono le prime corse in bicicletta vintage: erano veicoli molto pesanti, senza cambio, freni rudimentali e non sempre efficienti. Fu negli anni ‘20 che si sperimentò il freno così come ancora oggi è concepito: formato da cavetti d’acciaio posti dentro una guaina in materiale flessibile che agivano sul cerchione, non più sul copertone della ruota.
Tuttavia, proprio negli anni ‘20 la bicicletta dovette fare i conti con un calo della sua popolarità dovuto all’avvento delle automobili: in città, i ciclisti erano spesso derisi dai pochi guidatori di automobili, elette mezzo di trasporto del futuro.
La Grande Depressione cambiò l’umore del mondo e la bici conobbe un momento di gloria solo in Cina, dove, negli anni ‘30, venne costruito e avviato il primo grande stabilimento che si occupava dell’assemblaggio di biciclette fabbricate all’estero. Fu così che la Cina divenne (ed è tuttora) il primo produttore mondiale di biciclette e la bici diventò il principale mezzo di trasporto dei Cinesi.
3. La bici vintage nelle guerre
Durante la Grande Guerra, la bicicletta fu considerata il mezzo più veloce per i collegamenti fra comando e trincea, tanto che venne istituito un reggimento in cui era previsto l’uso della bicicletta e a cui appartenevano militari dotati di notevole prestanza fisica, dovendo percorrere anche 100 km su una bici che pesava circa 30 kg, trasportando anche armi d’ordinanza e provvigioni da recapitare ai commilitoni. Il famoso modello “1912”, espressamente prodotto dalla Bianchi come ditta vincitrice del concorso indetto ad hoc dal ministro della guerra, fu la bici più usata dai soldati della guerra ‘15-’18.
Anche durante la seconda guerra mondiale le biciclette svolsero un’importante funzione di collegamento, essendo considerate un mezzo di trasporto economico (anche data la scarsità di carburante disponibile) e veloce per trasportare i soldati in prima linea o per effettuare il servizio di messaggeria.
Fra i modelli più interessanti, la “BSA Airborne”, ideata per i paracadutisti inglesi, compatta e pieghevole, che veniva fissata alla tuta del soldato, portata con sé nel lancio dall’aereo e, quindi, utilizzata all’atterraggio.
Ad oggi, le bici vintage risalenti alla seconda guerra mondiale sono difficilmente reperibili, anche perché furono prodotte in numero piuttosto ridotto e quelle esistenti (che possono considerarsi originali), sono per lo più in mano a collezionisti o proprietà di musei militari.
4. La bici vintage negli anni ‘50-’70
Negli anni ‘50 l’automobile aveva definitivamente conquistato il mercato del mondo occidentale e la bici veniva vista più che altro come un veicolo per bambini.
Tuttavia il decennio che seguì portò, oltre a grandi cambiamenti sociali, anche una ripresa di popolarità della bicicletta: negli anni ‘60 venne addirittura elevata al ruolo di strumento di emancipazione delle donne e negli anni ‘70 conobbe un vero periodo d’oro, con picchi di consenso che ne raddoppiarono la produzione e la vendita.
In questo periodo fu inventata la BMX, ispiratrice delle moto da cross e la bici venne adottata dalla cultura popolare, soprattutto quella giovanile.
Tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80, cominciò la vera produzione di massa di biciclette, con la creazione della mountain bike: un design che risaliva agli inizi degli anni ‘70, ma che era rimasto isolato al mondo hippy: se ne riconobbe la funzionalità a percorrere terreni impervi e divenne popolarissima tra gli amanti del fuori pista. I primi modelli erano scomodissimi, privi di sospensioni e ammortizzatori, in realtà elementi fondamentali, visto l’utilizzo a cui la MTB era dedicata. Fu così che i fabbricanti di biciclette cominciarono ad utilizzare materiali leggeri e di alta tecnologia e ruote dentellate e larghe che favorissero l’equilibrio del guidatore e una buona tenuta di strada del veicolo.

5. La bici vintage nell’epoca moderna
Dagli anni ‘90 ad oggi, il mondo del ciclismo si è sviluppato in rapidissima sequenza, la popolarità della bici come mezzo di trasporto ha raggiunto picchi imprevedibili e per questo si è resa necessaria la creazione di infrastrutture ad uso dei ciclisti.
La bicicletta viene vista come veicolo ecologico, rispettoso dell’ambiente ed anche piuttosto economico, oltre che molto pratico. E, con il boom del fitness, anche un mezzo per mantenersi in forma.
Negli anni 2000, con la nascita del movimento hipster, si è avuta anche un’evoluzione dell’abbigliamento destinato ai ciclisti, con la produzione di capi più votati alla moda e alle tendenze.
Inoltre, la crescente preferenza ha fatto nascere programmi di bike sharing, tramite i quali è possibile prendere in uso una bici in un punto della città per spostarsi e poi restituirla in un’altra zona.
Si è definitivamente confermata, così, la comodità di utilizzo della bici come mezzo economico e anche funzionale ad evitare il traffico nelle strade cittadine.

6. Consigli per gli acquisti on line ed off line di bici vintage
Oggi si assiste ad un vero boom del mercato (soprattutto on line, ma anche in negozi fisici) delle bici vintage, nella fattispecie risalenti principalmente agli anni ‘20/ ‘30.
Possono trovarsi occasioni come la Maino anni ‘20 con cerchi in legno restaurata, una bici da vetrina venduta intorno al migliaio e mezzo di euro; oppure la Triumph anni ‘30, in ottime condizioni, anche guidabile, più o meno allo stesso prezzo.
Ma ci sono anche esemplari datati anni ‘50 e ‘60, come la divertente bici da carico e trasporto utilizzata in quell’epoca dai negozianti di frutta e verdura per le consegne a domicilio, che farebbe bella mostra di sé in vetrina o in un allestimento commerciale, il tutto al prezzo di circa 500 euro.
On line e nei negozi specializzati è possibile anche noleggiare modelli di bici vintage per usi contingenti, come mostre, eventi promozionali o partecipazioni a manifestazioni ciclostoriche, con prezzi che oscillano,in caso di bici d’epoca restaurate e funzionanti, intorno ai 500/600 euro per ogni noleggio.
Lascia un commento